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Si può vivere di trading? 4 risorse per il successo

Vivere di trading è il sogno di chi opera sui mercati. Raggiungere questo obiettivo è arduo: ci riesce solo 1 su 10. Scopriamo le 4 risorse per avere successo nel trading.

Anche tu, come tutti, sarai bombardato ogni giorno da decine di messaggi pubblicitari che ti parlano di forex, di opzioni binarie, di analisi tecnica e di metodi miracolosi.

Succede la stessa cosa anche a me: ogni giorno sono sommerso da una valanga di mail commerciali, che finiscono dritte nel cestino dello spam.

Ti promettono sempre guadagni stratosferici, una vita da sogno e la libertà di lavorare da ogni angolo del pianeta, preferibilmente se si tratta di una spiaggia tropicale. Ma sai benissimo che è tutta pubblicità.

E invece tu vorresti sapere, ma per davvero, se è possibile diventare ricchi con il trading online. E vorresti capire come si fa. A quel punto sei disposto ad impegnarti seriamente, non cerchi scorciatoie.

Ma come si fa a guadagnare con il trading online? Si può vivere di trading o è solo un’illusione?

Bene, se ti aspetti di trovare la risposta definitiva a questa domanda in questo articolo, scordatelo. Mi dispiace, ma io non posso trasformarti in un trader professionista con un semplice articolo o farti diventare ricco con un blog.

 

Nemmeno se io fossi un mago del trading (e non sono un mago, lo confesso) e nemmeno se tu fossi Neo in Matrix, che impara il kung-fu in pochi minuti grazie ad uno spinotto inserito nel cervello.

Però posso raccontarti quello che ho imparato con la mia esperienza.

Tutto quello che so sul trading l’ho imparato dopo il 2010. Prima di quella data, ho sempre lavorato in azienda, all’interno di una multinazionale.

Non sono uno di quei dinosauri del trading che hanno oltre 20 anni di onorata carriera sulle spalle, che hanno iniziato negli anni 90 guardando le quotazioni dei titoli sul Televideo e hanno fatto scalping selvaggio con picchi operativi di 1000 eseguiti al giorno.

Non sono nemmeno uno di quei fenomeni che a 16 anni divoravano testi di finanza in inglese. A 16 anni ero un adolescente molto vivace e mi interessavano altre cose (non so se mi spiego… 😉 )

Insomma, io vengo dal mondo reale proprio come te. Mi sono avvicinato al trading online alla ricerca di un sistema per migliorare la qualità della vita per me e per la mia famiglia, e per avere la libertà di lavorare senza vincoli di orario o di organizzazione.

In questi anni ho sempre condiviso su questo sito tutto quello che ho imparato e sperimentato in prima persona, compresi gli errori. E in questo articolo voglio toccare alcuni punti fondamentali.

Per rispondere a quella domanda iniziale (come si fa a guadagnare con il trading online?) posso dirti qualcosa che non nasce dalla teoria letta sui libri (e posso assicurarti che ne ho studiati tanti…), ma dalla mia esperienza diretta, vissuta in prima persona.

Voglio svelarti quali sono le 4 risorse segrete dei trader di successo, quelle davvero necessarie per fare trading online.

Attenzione, ho detto necessarie, non sufficienti. La differenza è sottile, ma c’è. Vuol dire che se ti manca anche una sola di questa 4 risorse, fallirai sicuramente. Se invece le hai tutte e quattro, hai la possibilità di avere successo. Non la garanzia, bensì la semplice possibilità. Il resto, dipende da te.

Allora, vuoi sapere quali sono le 4 risorse necessarie per diventare un trader professionista?

Eccole: Strategia, Capitale, Psicologia e Tempo. Vediamole una per una.

 


1. LA STRATEGIA

Per fare trading ti serve un metodo, cioè una strategia per operare. Questo costituisce il tuo capitale tecnico.

Abbiamo già descritto in altri articoli le caratteristiche principali di una strategia, descrivendone le 5 qualità principali e i 4 punti cardinali, ma sarà utile fare un breve ripasso.

La strategia è un insieme di regole in grado di fornirti le seguenti informazioni:

  • segnale operativo: perché aprire un’operazione?
  • livello o condizioni di ingresso: quando/dove entrare
  • livello o condizioni di stop loss: quando/dove chiudere in perdita
  • livello o condizioni di target: quando/dove chiudere in profitto
  • esposizione finanziaria: con quanto capitale (size) entrare
  • probabilità dell’operazione (edge statistico)

Quando hai tutte queste 6 informazioni, sai esattamente cosa fare, come farlo e quando farlo. E non è poco.

Le prime 5 informazioni della strategia (segnale, ingresso, stop, target e size) sono piuttosto ovvie, quindi non occorre commentarle. Ti invito però a riflettere sull’ultima, che è spesso sottovalutata: la probabilità di successo, o edge statistico.

Prima di applicare una strategia, dovresti farti una semplice domanda: questa strategia mi farà guadagnare dei soldi oppure no?

Se hai già operato in passato con la stessa strategia, puoi analizzare i risultati del tuo track record. Se invece non hai uno storico di operazioni reali, puoi ricorrere ad un backtest, cioè ad una simulazione.

Come si fa un backtest?

Se la tua strategia è costruita da regole chiare e replicabili, allora sei in grado di valutare quali risultati avrebbe ottenuto se la avessi applicata nel passato. Attenzione, però: il risultato del backtest non costituisce una risposta definitiva.

Anche se la simulazione fornisce risultati positivi, non è detto che la strategia funzionerà anche in futuro, perché i rendimenti passati non sono garanzia dei rendimenti futuri. Però almeno hai una base di partenza su cui lavorare: se il backtest ti fornisce risultati negativi, sarà meglio scartare quella strategia, oppure modificarla, ma di certo non la utilizzerai con denaro reale.

A dire il vero, la maggior parte dei trader trascura la fase di backtest, e applica una strategia semplicemente perché l’ha letta su un libro, oppure l’ha imparata ad un corso.  Oppure gli hanno detto che la usa un top trader che “guadagna forte”.

E invece questo è un errore, perché ti mancano dati precisi sulla performance reale di questa strategia. Non fare mai questo errore. Diffida sempre, verifica personalmente prima di applicare direttamente.

Ma la strategia da sola non basta.

Quando si parla di capitale tecnico, occorre considerare anche tutta la parte hardware e software necessaria per operare.

Facciamo un elenco degli strumenti principali per lavorare:

  • un PC ed eventualmente una postazione multi-monitor. Ho visto trader che lavoravano con postazioni di 10-12 monitor per tenere sott’occhio tutti i mercati principali contemporaneamente. Giuro!
  • una connessione ad internet tramite ADSL, più una connessione di riserva in caso di interruzione del segnale (che cosa fai se la tua ADSL si blocca mentre stai operando?)
  • un conto operativo presso un broker che fornisce l’accesso ai mercati, possibilmente a condizioni convenienti, e possibilmente con un adeguato livello di garanzie e di servizi accessori. E qui ci sarebbe da scrivere un articolo apposta.
  • un software per l’analisi dei grafici e l’inserimento degli ordini: non sempre la piattaforma fornita dal broker è sufficiente, molti usano piattaforme di terze parti come Multicharts o ProRealTime per l’analisi grafica e poi la collegano alla piattaforma esecutiva del broker. Alcuni alimentano i grafici con un flusso dati esterno perché lo ritengono più completo ed affidabile di quello disponibile in real time tramite il broker.
  • un server VPS per far funzionare i trading system automatizzati che lavorano H24

Insomma, come in ogni lavoro, occorre dotarsi di tutta l’attrezzatura necessaria. Non puoi scalare una montagna con il costume e le infradito, anche se sei allenato: ti occorrono ramponi e picozza. E anche nel trading, avrai bisogno della tua cassetta degli attrezzi.

 

Certo, si può anche fare trading con lo smartphone usando le app per Android o iOs, ad esempio quella di Metatrader per il forex e i cfd, oppure le app delle principali banche o di altre piattaforme di analisi. Ma non è la stessa cosa, credimi.

Bene, diamo per scontato il primo punto. Supponiamo che tu abbia già l’attrezzatura necessaria e che abbia in mano una validissima strategia di trading. Passiamo alla seconda risorsa: il capitale.

 


2. IL CAPITALE

Questo aspetto è così ovvio, che a volte ce ne dimentichiamo.

Fare trading vuol dire far lavorare il denaro, per generare un rendimento sul capitale, che costituisce il profitto. Fin qui, tutti d’accordo.

Ma da dove viene questo profitto? Possiamo usare una formula molto semplice: P = R x K, cioè il profitto è il prodotto del rendimento per il capitale investito.

P = R * K

Questo vuol dire che, per ottenere un profitto che sia elevato in valore assoluto, dobbiamo agire sia sul rendimento che sul capitale. E qui le cose si complicano.

Per incrementare il rendimento, esiste un metodo (apparentemente) infallibile: si chiama leva finanziaria. Ne abbiamo parlato ampiamente in questo articolo, che ti invito a rileggere con attenzione.

In pratica, consiste nel farsi prestare i soldi dal broker, così da investire più di quello che abbiamo a disposizione sul conto, impegnando solo una piccola parte della nostra liquidità come margine di garanzia.

Se hai una strategia che ti rende 1% al mese, in teoria ti basta aumentare la leva di 10 o di 100 volte, e il tuo rendimento schizza alle stelle e diventa 10% o 100% al mese. Ecco, in teoria.

Peccato che questo effetto di moltiplicazione dei profitti si rifletta anche sulle perdite, quindi una giornata nera da -2% può diventare -20% oppure -200%.

Come sarebbe a dire -200%? Non posso perdere più di quello che ho sul conto!

E invece sì che puoi: nel trading puoi subire perdite anche superiori al tuo capitale. Questo vuol dire che non solo resti senza soldi, ma devi anche versare altro denaro al broker per pareggiare il conto.

Ti ricordi quando nel primo punto abbiamo parlato del rendimento della strategia? Ebbene, il rendimento andrebbe sempre calcolato con leva 1, cioè senza l’effetto moltiplicativo della leva finanziaria. Questo è l’unico modo per avere una valutazione realistica.

Inoltre, il fatto di ragionare con leva 1 ti permette confrontare strategie differenti, usando grandezze paragonabili tra loro, perché usi la stessa scala di misurazione.

Che cosa vuoi dire, che la leva non si può usare?

Ma certo che si può usare, la leva è una cosa utile e va utilizzata. Semplicemente, non bisogna abusarne. Altrimenti è come mettere un motore turbo su una fiat Panda: alla prima curva, decolla e si schianta.

A questo punto torniamo alla nostra formula del profitto: P = R x K (il profitto è il prodotto del rendimento per il capitale investito)

Quanto può valere questo rendimento R? Diciamo che uno bravo, ma bravo davvero, è in grado di raddoppiare il capitale ogni anno.

A dire il vero, si tratta di una stima molto generosa. Certo, ci sono fenomeni che ottengono rendimenti superiori, ma i trader che guadagnano con regolarità sul mercato si accontentano (si fa per dire) di performance ben inferiori al 100%.

Prendiamo comunque il riferimento del 100% di profitto per fare i conti, perché sono sicuro che questo è il rendimento che hai in testa tu. Se qualcuno ti proponesse una strategia che fa il 20% all’anno, non la prenderesti nemmeno in considerazione, vero?

A questo punto ti accorgi che i numeri non lasciano scampo. Anche se raddoppiassi il capitale ogni anno, per vivere di trading credi che ti basterebbe avere qualche migliaio di euro sul conto? No di certo.

 

Diciamo le cose come stanno; se non hai almeno 50.000€ sul conto, non puoi vivere di trading. Facciamo 100.000€ per stare larghi, dai.

Per avere 100.000€ da metter sul conto trading, dovresti avere un patrimonio pari almeno al doppio. Altrimenti, saresti un pazzo a mettere tutto sul conto di trading facendo all-in; se le cose andassero male, ti ritroveresti senza guadagni e anche senza capitale.

Ricordati che sei sempre esposto al rischio di perdere completamente il tuo capitale iniziale.

Ora, immagina di avere un patrimonio sufficiente da permetterti di mettere 100K sul conto trading, immobilizzati lì. E immagina di raddoppiare il capitale alla fine dell’anno, cioè di chiudere quell’anno in profitto.

Quello non è ancora il tuo profitto, perché è un guadagno lordo. Ci devi pagare le tasse (ammesso che le paghi.. ) e quindi avrai almeno il 26% di imposta sostitutiva sulle plusvalenze finanziarie. Non ci addentriamo nella trattazione della fiscalità dei redditi da investimenti finanziari, per il momento ci basta il riferimento dell’imposta sostitutiva del 26%, quindi i 100K iniziali diventano 74K, pari allo stipendio lordo di un quadro aziendale.

Però il trading non è assimilabile ad un lavoro dipendente, ma assomiglia di più ad una attività di impresa o da libero professionista. E quindi, il profitto netto deve servire non solo per mantenere il tuo tenore di vita, ma anche per accantonare una quota da destinare ai periodi in cui non puoi lavorare, come in caso di malattia oppure quando sei in ferie, oltre alla quota che ti servirà come fondo pensione.

Insomma, dei 100K iniziali, se ti va bene ti resta la metà, o forse un terzo.

E se invece non hai 100K ma hai solo 10K, oppure meno?

Ti devi accontentare di guadagnare ogni mese l’equivalente di una cena al ristorante, oppure quello che serve per pagarti le sigarette o un un weekend di vacanza. Ma ne vale la pena, di spaccarsi gli occhi davanti al monitor per un centinaio di euro al mese?

Lo so che cosa stai pensando. Basta avere 10K sul conto e una strategia da 100% all’anno, e poi pompare di brutto con la leva finanziare e diventa 10% al mese. Purtroppo non funziona così.

 

Il capitale con cui lavori deve essere un capitale elevato in termini assoluti e allo stesso tempo limitato in termini relativi.

-elevato in termini assoluti vuol dire che non puoi operare con un capitale ridotto, lo abbiamo già detto.

-limitato in termini relativi vuol dire che non puoi permettere di operare con tutto il tuo capitale, altrimenti rischi di compromettere la tua stabilità economica. Hai bisogno di usare una frazione del tuo patrimonio, non tutto.

La conclusione amara e dolorosa di questo ragionamento è una sola: il trading è uno sport per gente ricca. Se non sei capitalizzato, lascia perdere.

Passiamo ora alla terza risorsa fondamentale per fare trading online: la psicologia.

 


3. LA PSICOLOGIA

Su questo argomento si potrebbe scrivere un libro intero, e in effetti ne sono stati scritti molti. Ma se vuoi approfondire davvero il tema della relazione tra la nostra sfera emotiva e la performance nel trading, ti consiglio di seguire il lavoro di Elena Sanjust di Teulada.

Con il suo progetto Vita da Trader, Elena ha intervistato alcuni dei principali trader italiani (oltre 40 interviste pubblicate finora) per capire dalla loro esperienza quali sono gli ostacoli e le difficoltà che hanno incontrato, e quali risorse hanno utilizzato per arrivare al successo.

Si tratta di un lavoro unico per profondità e completezza nel panorama italiano, grazie al quale Elena è riuscita a elaborare un percorso di crescita per chi vuole diventare un trader professionista.

Nel percorso Mente da Trader, troverai un programma articolato e completo, un sistema che ti guiderà passo dopo passo alla conoscenza dei meccanismi della mente, attraverso una serie di esercizi per migliorare la consapevolezza e di conseguenza anche la performance.

Non troverai niente del genere in un libro, quindi ti invito ad approfondire sul sito.

Data la vastità dell’argomento, in questo articolo non entreremo in profondità sul tema della psicologia, ma ci limitiamo a sottolineare alcuni aspetti molto importanti.

Il primo è legato alla disciplina, intesa come la capacità di applicare la strategia correttamente e di rispettare il piano di trading.

Se cambi idea ogni 10 minuti, se sposti lo stop oppure il target, se scarti qualche operazione perché “non ti fidi”, se raddoppi la size su altre perché “questa è la volta buona”, stai indebolendo la tua strategia. La rendi inutile.

Non è detto che i tuoi risultati peggiorino, anzi magari in alcuni casi potresti anche ottenere profitti maggiori.

Ma stai mescolando elementi oggettivi (la strategia) con elementi discrezionali (le tue scelte di pancia) e non sei più in grado di capire da che cosa dipendono i risultati.

Per questo motivo, le strategie devono essere applicate in maniera rigorosa, senza esitazioni e senza eccezioni. Altrimenti farai confusione tra lo schema e l’improvvisazione. Nel jazz va bene, nel trading no.

Il modo migliore per applicare una strategia senza sbavature è trasformarla in un sistema automatico, cioè utilizzare un expert advisor. Si tratta di un programma che opera esattamente secondo le regole della tua strategia. In questo modo, riduci enormemente (anche se non del tutto) la componente discrezionale.

Anche i trader che amano l’approccio discrezionale, traggono beneficio dall’utilizzo di software che sono in grado di analizzare il mercato e fornire i segnali operativi secondo alcune strategie operative.

Ad esempio i breakout di volatilità sui mercati forex possono essere individuati grazie all’uso di Scanner per MT4, ovvero un software che genera segnali operativi che si basano sulle bande di Bollinger.

L’enorme vantaggio di un EA è che lavora in automatico, senza bisogno del tuo intervento. Questo vuol dire che puoi dedicare il tuo tempo ad altre attività, mentre il programma lavora al tuo posto.

Inoltre, un expert advisor è in grado di svolgere velocemente calcoli complessi, anche su più mercati contemporaneamente.

Nel caso dello Spread Trading, si può automatizzare completamente la strategie su piattaforma MT4 grazie all’expert advisor Spread Trader EA.

L’altro aspetto importante quando si parla di psicologia del trading è il nostro ego.

 

Quando l’operazione si chiude in perdita, oltre alla perdita finanziaria si subisce anche una perdita psicologica, che fa male quanto una ferita. Perché si comincia a dubitare della strategia oppure delle proprie capacità. In altre parole, il trader soffre perché considera ogni perdita come un errore personale.

E invece non è così.

Se la strategia è stata applicata correttamente, se il piano di trading è stato rispettato, le perdite sono una componente inevitabile, sono il costo di esercizio dell’attività. Non sono errori, bensì i costi aziendali di questa impresa che si chiama trading.

Facile a dirsi, ma poi quando i soldi sul conto scendono, l’ansia comincia a farsi sentire.

E qui entra in gioco l’altro elemento molto importante a proposito della psicologia del trading: il bisogno.

Se ti avvicini al trading con lo stato mentale di chi ha bisogno di guadagnare sui mercati perché altrimenti non ha i soldi per pagare le bollette, allora stai sicuro che… perderai. Il fatto di non potersi permetter di perdere soldi, porta il trader a compiere una serie di errori fatali, a partire dal non accettare le perdite e quindi trascinare le operazioni in sofferenza, con la conseguenza di rovinare il saldo sul conto.

In conclusione, lo stato emotivo con cui ti presenti davanti al monitor quando fai trading è in grado di ribaltare completamente la tua operatività. Ecco perché il capitale psicologico è un elemento importante, allo stesso livello del capitale tecnico (la strategia) e del capitale finanziario.

 

Le prime 3 risorse corrispondono alle 3 “M” (Method, Money, Mind) che Alexander Elder descrive molto chiaramente nel suo best seller Vivere di Trading.

Ma non finisce qui, c’è ancora una quarta risorsa fondamentale, che Elder non ha considerato: il tempo.

 


4. IL TEMPO

Quante volte ti sei imbattuto in quelle pubblicità esagerate che ti promettono di farti diventare un top trader in 10 minuti, oppure 10 giorni, oppure con 1 mese di corso online? Oramai non ci caschi più.

Ma ti sei chiesto veramente quanto tempo ci vuole per diventare un trader di successo, cioè per imparare a guadagnare con una certa regolarità sui mercati finanziari?

A questo proposito, può essere utile fare riferimento alla teoria delle 10.000 ore, secondo la quale si diventa esperti in qualunque disciplina dopo essersi applicati per 10.000 ore in quella attività.

Questa teoria è stata sviluppata negli anni 30 dallo psicologo Anders Ericsson dell’università del Colorado, osservando i risultati di un gruppo di giovani violiniisti di talento. Seguendo la loro carriera nel corso degli anni, lo studioso si è reso conto che, a parità di talento iniziale, quelli che diventavano dei veri fuoriclasse erano quelli che si erano esercitati per almeno 10.000 ore.

Lo stesso concetto è stato ribadito più recentemente da Malcolm Gladwell nel suo libro Fuoriclasse, nel quale ha intervistato una serie di personaggi giunti all’apice del successo in diversi campi: sportivi professionisti, uomini di spettacolo, manager aziendali.

E adesso proviamo ad applicare la teoria delle 10.000 ore al trading.

Quanto tempo ci metti a diventare un trader esperto, se hai già un lavoro e puoi dedicare al trading soltanto 1 ora al giorno, senza contare il weekend perché hai una famiglia? Sono 365 ore all’anno, quindi ci vorranno circa 27 anni. Sono un po’ troppi, non credi?

Se invece ti dedichi al trading full time, cioè 8 ore al giorno per 5 giorni alla settimana, fanno 40 ore alla settimana e poco più di 2000 ore in un anno. In questo modo, in 5 anni sarai un professionista. Ma ricordati che in quei 5 anni subirai (anche) delle perdite, e devi avere un capitale sufficiente per mantenerti finché non sarai in grado di guadagnare con il trading.

Impegnativo, vero?

E poi c’è l’aspetto del tempo da dedicare al trading ogni giorno.

Se lavori sul forex, i mercati scambiano H24 e potresti lavorare anche di notte, durante la sessione asiatica. Le tue giornate si dilatano e il trading riempie ogni ora del giorno. Se non ti poni dei limiti, rischi di diventare uno schiavo del monitor e di lavorare il doppio di un impiegato oppure di un operaio.

Ti conviene scegliere una metodologia che ti permetta di essere operativo solo in alcune ore della giornata, senza rischiare di fare gli straordinari guardando i monitor.

Ad esempio, puoi scegliere una strategia sui gap di apertura dei mercati azionari: questa strategia ti richiede pochissimi minuti di lavoro (intorno alle 8 del mattino) e si chiude sempre entro le ore 13 e non hai altro da fare fino al giorno dopo. Semplice, no?

 

Una soluzione alla gestione del tempo è proprio l’uso di trading system automatizzati. Richiedono un tempo di setup per impostare i parametri di funzionamento, e poi un monitoraggio periodico durante la giornata. Per il resto del tempo, sei libero di dedicarti ad un altra attività.

Per la mia strategia forex, ho scelto una metodologia che richiede circa un’ora di lavoro al giorno.

Tutto il mio lavoro di analisi e di ricerca nel campo del trading va nella direzione di rendere questa attività il più efficiente possibile, cioè ottimizzare il rapporto tra le risorse investite e i risultati ottenuti. E quando parlo delle risorse investite, considero il tempo come l’elemento più prezioso. Perché se perdi del denaro, lo puoi anche recuperare, il tempo che passa invece no.

 


Conclusione

Abbiamo quindi concluso la panoramica delle 4 risorse principali di cui avrai bisogno per diventare un professionista del trading. Forse pensavi che fosse più facile, forse pensavi che fosse alla portata di tutti. E invece è un’attività che richiede risorse che non sempre sono disponibili.

Avere queste 4 risorse è una condizione necessaria ma non sufficiente. Se te ne manca una, sei destinato a fallire, questo è certo. Purtroppo però non puoi avere garanzie di successo: anche se hai le carte in regola con tutte le 4 risorse, non è detto che otterrai successo.

Il tuo obiettivo è diventare un trader professionista? Bene, ora sai che cosa ti serve per raggiungerlo. Se hai metodo, capitale, disciplina e tempo, allora sei in grado di intraprendere il percorso per diventare un trader di successo.

E potrai farlo se avrai un piano realistico, non basato su sogni o fantasie, oppure sulla seduzione di una pubblicità vista su qualche sito web.

Ricordati che un obiettivo senza un piano resta un semplice desiderio. E il passaggio dall’obiettivo al risultato avviene attraverso l’azione. Anche il percorso più lungo, comincia sempre con il primo passo.

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